IV. Ambasciatori o principali

3. «Ad sugestione» dei principali

Gli uomini degli Sforza erano condotti da tali premesse ad una sorta di rovesciamento della logica della commissione o del sindacato in quella dell’istigazione. Nelle loro relazioni, cioè, il rapporto fra il procuratore o l’ambasciatore e la comunità vede completamente invertiti il ruolo attivo e quello passivo: il primo, invece di essere colui che agisce per imposizione della seconda, come nella rappresentazione offerta dalle lettere sottoscritte dagli uomini, diventa il sobillatore dei suoi vicini. I pochi, che in queste scritture sono puntigliosamente nominati, non agiscono più per conto dei molti anonimi, ma ne manipolano la volontà politica, trascinandoli secondo i propri obiettivi [139]. Feudatari e ufficiali dunque, potevano imputare l’azione processuale promossa da una comunità ad un’unica figura, «principio, radice et causa di questa differentia», che solo apparentemente operava «ad instantia de dicti homini», in realtà «sublevati» e agiti «ad sugestione» del principale capace da solo di «promovere dicti homini ad piedezare et contendere». «Duy o tri quali vano subornando li altri che non pagheno, con dargli ad intendere che venirano lor da la S.v. e che se ne adiutarano» bastavano a indurre tutti alla renitenza fiscale. Gli scopi di tali potenti mascherati da messi o causidici erano, in quest’ottica, di spicciolo interesse personale: operavano per rafforzare la propria posizione e «per cavarghe e dinari et roba da le mane» agli uomini [140].


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note

[139] Sono questioni molto dibattute negli studi relativi all’azione delle comunità e dei moti popolari. Cfr. R. MOUSNIER, Ricerche sulle rivolte popolari in Francia prima della Fronda, in Lo stato moderno, III, Accentramento e rivolte, a cura di E. ROTELLI, P. SCHIERA, Bologna, Il Mulino, 1974, pp. 285–317, nonché, per l’area padana, G. M. VARANINI, Il distretto veronese nel Quattrocento. Vicariati del comune di Verona e vicariati privati, Verona, Fiorini, 1980, pp. 151–154; A. TAGLIAFERRI, L’organizzazione politica e amministrativa delle comunità lacuali in età moderna, in Un lago, una civiltà. Il Garda, a cura di G. BORELLI, Verona, Banca popolare di Verona, 1983, pp. 159–188, pp. 176, 180; I. PEDERZANI, Venezia e lo «Stado de Terraferma». Il governo delle comunità nel territorio bergamasco (secc. XV–XVIII), Milano, Vita e pensiero, 1992, pp. 207–293; A. DE BENEDICTIS, Narrare storie, difendere diritti: ancora su «tumulto» e «resistenza», in Operare la resistenza. Suppliche, gravamina e rivolte in Europa (secoli XV–XIX), a cura di C. NUBOLA, A. WÜRGLER, Bologna, Il Mulino, 2006, pp. 29–50, p. 33; LAZZARINI, Cives vel subditi, p. 108, n. 50.

[140] ASMi, CS, 718, 1454.03.15; 782, 1472.03.11.